Aprile, secondo alcune interpretazioni, deriva dal latino “aperire” (aprire) per indicare il mese in cui le piante e i fiori si schiudono.
Dall’antichità, dunque, aprile era visto come il mese della rinascita della natura dopo il lungo letargo invernale, durante il quale la terra presenta le prime preziose fioriture, mettendosi nelle condizioni migliori per essere arata e seminata.
Il clima di aprile si presenta, di solito più mite, con giornate più lunghe ed esposte alla luce solare, ma con un’elevata piovosità.
I primi raggi di sole ci risollevano l’animo, sentiamo il desiderio di riscoprire la natura intorno a noi. Da una parte la luce, il caldo e il freddo che si alternano, le giornate più lunghe, la spinta a uscire dal letargo dall’altra il su e giù dell’umore, l’insonnia improvvisa, gli starnuti.
È in questa naturale turbolenza che il nostro organismo sta vivendo adesso. Il nostro orologio biologico, responsabile dell’attività del sistema immuno-neuro-endocrino, deve adattarsi ai nuovi ritmi. Questo cambiamento può non essere immediato e raggiungere un nuovo equilibrio richiede del tempo.
La stagionalità influenza sia il funzionamento del corpo (pressione sanguigna, colesterolo, metabolismo, sistema immunitario) sia il comportamento che l’umore.
Nel cambio stagione e con il cambio dell’ora il sole sorge e tramonta più tardi che in inverno, confondendo il nostro sistema circadiano che ha bisogno dei suoi tempi per adattarsi. Infatti, il nostro corpo ragiona associando il buio al riposo e la luce al concetto di attivazione.
L’aumento delle ore di luce, inoltre, comporta un ritardo nella secrezione di melatonina, l’ormone del sonno, perciò si interrompe il ritmo sonno-veglia invernale con una diminuzione della qualità del sonno che porta anche a cali di attenzione, problemi di memoria e irritabilità, e la vita quotidiana ne risente.
Ricordiamo che durante queste giornate si assiste anche a una maggiore produzione di cortisolo, ormone dello stress, che l’organismo fornisce per soddisfare l’aumentato bisogno di energia dopo la fine dell’inverno.
Con il risultato che i più sensibili agli stimoli climatici ne producono in eccesso sentendosi poi tesi e stanchi anche per effetto di questo ormone. Da qui mal di testa, ansia, irrequietezza, eccessiva stanchezza, stress, nervosismo, difficoltà cognitive, insonnia, apatia, depressione, sbalzi d’umore.
Ma dopo un primo periodo di adattamento, ci sentiamo più energici e abbiamo voglia di fare movimento e uscire di casa. Questo lungo elenco di risposte alla primavera viene ricondotto alla cosiddetta “sindrome del letargo”: l’organismo si trova travolto dai cambiamenti improvvisi, in particolare dalle frequenti variazioni della temperatura che caratterizzano la stagione.
Ciò provoca iniziali difficoltà di adattamento che si riflettono nell’umore instabile, nelle difficoltà di concentrazione, talvolta in un eccessivo desiderio di carboidrati che può portare all’aumento di peso.
Un contributo sostanziale all’ Epidemia di Obesità e Sovrappeso sia nei Paesi occidentali che in via di sviluppo è stato dato dall’incremento nei consumi, sia in età evolutiva che adulta, di alimenti ad alta densità energetica ma di basso valore nutrizionale, cui ovviamente va aggiunta la forte contrazione dell’esercizio fisico regolare.
La terapia non farmacologica dell’Obesità e Sovrappeso va pertanto indirizzata alla correzione di abitudini alimentari errate ed alla ripresa di un’attività fisica compatibile con le condizioni cliniche attuali della persona: in altre parole spesso occorre instaurare un programma di riabilitazione fisica e nutrizionale, particolarmente nelle forme di obesità più grave.
RACCOMANDAZIONI DIETETICHE
Carboidrati
- I carboidrati dovrebbero rappresentare il 50 – 55% dell’energia totale della dieta, preferendo il consumo di alimenti ricchi in fibra o contenenti amidi a lento assorbimento, mentre deve essere contenuta la quota di energia derivante da zuccheri semplici.
- I cereali integrali, la frutta ed i vegetali sono componenti importanti di una dieta sana e devono essere compresi nella dieta dei pazienti obesi.
- Una dieta a basso contenuto di carboidrati, alto contenuto di grassi insaturi e a basso contenuto di grassi saturi consente una riduzione significativa del peso corporeo nell’ordine dell’8-10%, un miglioramento del compenso glicemico e del profilo lipidico nei pazienti obesi diabetici, insieme con una riduzione del fabbisogno di farmaci ipoglicemizzanti orali.
- Il livello di zuccheri semplici nella dieta non dovrebbe superare il 10-12% dell’energia giornaliera, favorendo il consumo di frutta e verdure e limitando il consumo di saccarosio.
Proteine
- Nei pazienti senza evidenza di nefropatia le proteine dovrebbero fornire il 15% dell’energia totale giornaliera.
- L’apporto proteico giornaliero raccomandato dovrebbe essere di 0,8 – 1 gr/kg peso desiderabile (per peso desiderabile si intende un peso corrispondente ad un BMIdi 22,5 kg/m2).
- Le proteine devono essere di buon valore biologico e provenire da fonti proteiche sia animali che vegetali.
- Un contenuto in proteine più elevato nelle diete ipocaloriche con ridotto apporto di carboidrati e grassi determina benefici modesti in termini di riduzione di peso, massa grassa e trigliceridemia e di conservazione di massa magra e dispendio energetico a riposo.
- La perdita di peso è il primo parametro che incide sulla risoluzione della Sindrome Metabolica, indipendentemente dalla fonte (proteine animali o vegetali) e dall’apporto proteico.
Grassi
- Un ridotto intake di grassi comporta una riduzione piccola, ma significativa sia dal punto di vista clinico che statistico del peso corporeo in tutte le fasce di età.
- Una dieta equilibrata dovrebbe contenere una quota lipidica non superiore al 30% dell’introito calorico giornaliero con un apporto ottimale pari al 10% in MUFA, 10% PUFA, 10% ac. grassi saturi.
- L’apporto giornaliero di colesterolo non deve superare i 300 mg/die.
- L’introduzione di almeno 2 porzioni alla settimana di pesce deve essere raccomandata, poiché fornisce acidi grassi polinsaturi (omega-3) con effetti benefici sulla prevenzione del rischio cardiovascolare.
- L’uso di acidi grassi trans deve essere drasticamente ridotto perché associato ad aumento del peso corporeo, della circonferenza vita e del BMI.
Esercizio fisico e salute globale
Le persone che svolgono più attività fisica hanno una ridotta incidenza di mortalità da tutte le cause, cardiopatia ischemica, ipertensione arteriosa, vasculopatia cerebrale, diabete mellito, sindrome metabolica, cancro del colon e della mammella e depressione.
Hanno inoltre una migliore capacità cardiorespiratoria e muscolare, oltre a una composizione corporea ed un profilo biochimico più favorevole in termini di prevenzione cardiovascolare, del diabete e delle patologie ossee.
Per avere benefici per la salute dall’esercizio fisico sono sufficienti da 150 a 300 minuti alla settimana. L’esercizio fisico è uno degli elementi essenziali per una vita in salute insieme al non fumare, a consumare moderatamente gli alcolici e ad un’alimentazione sana.
Questi risultano i comportamenti più efficaci per prevenire l’insorgenza di numerose malattie nel corso della vita. Nella fascia di età tra i 18 e i 64 anni, è consigliato svolgere almeno dai 150 ai 300 minuti di attività fisica aerobica di intensità moderata a settimana, oppure almeno 75-150 minuti di attività fisica aerobica intensa.
Questi obiettivi possono essere raggiunti, per esempio, con 5 sessioni di esercizio moderato a settimana di almeno 30-60 minuti oppure svolgendo almeno 25-50 minuti di esercizio intenso per 3 volte a settimana. Sarebbe poi necessario inserire anche attività di rafforzamento muscolare (esercizi come piegamenti, flessioni, pesi) per almeno due volte a settimana in giorni non consecutivi.
Secondo le linee guida dell’OMS, superati i 65 anni occorre continuare a svolgere attività fisica aerobica di intensità moderata per almeno 150-300 minuti o attività fisica aerobica intensa per 75-150 minuti.
A ciò andrebbero aggiunti esercizi di rafforzamento muscolare, due o più volte la settimana. Inoltre, per conservare le abilità fisiche e prevenire le cadute, occorre fare attività fisica multicomponente, cioè una combinazione di attività aerobica, rafforzamento muscolare e allenamento dell’equilibrio, almeno tre giorni a settimana.
BAMBINI E ADOLESCENTI (5-17 ANNI)
I bambini e gli adolescenti dovrebbero svolgere almeno 60 minuti al giorno di attività fisica moderata o intensa, principalmente aerobica, per tutta la settimana.
In particolare, tre giorni alla settimana dovrebbero essere dedicati alle attività aerobiche intense, così come a quelle che rafforzano i muscoli e le ossa.
Esercizio fisico e trattamento di sovrappeso e obesità
Esiste un effetto dose-risposta tra la durata dell’esercizio fisico e la riduzione del peso corporeo.
- Con meno di 150 minuti a settimana di esercizio fisico aerobico di intensità moderata in genere la riduzione ponderale è minima; con 150-250 minuti a settimana la riduzione è modesta (2-3 kg in 6-12 mesi), con 250-400 min a settimana la riduzione è di circa 5-7,5 kg in 6-12 mesi.
- L’attività fisica associata a restrizione calorica aumenta significativamente la perdita di peso.
- L’attività contro resistenza, associata o meno a restrizione calorica, non è efficace per la riduzione ponderale.
- La persona con sovrappeso ed obesità richiede un’attenta valutazione cardiopneumologica e ortopedica prima e durante l’esecuzione del programma di esercizio fisico.
- Tra le tante attività che possono aiutare ad avere un maggiore dispendio energetico e favorire un miglioramento della forma fisica generale ci sono le attività svolte nel centro fitness Kleb.
Un centro fitness dotato sia di sala attrezzi dove poter svolgere sia attività aerobiche che di rafforzamento muscolare che di sale dove poter svolgere una moltitudine di corsi divertenti e stimolanti.
Da non dimenticare le numerose attività svolte in piscina sia per adulti che per bambini.
Buon allenamento!